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Ingegneria naturalistica

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Ingegneria naturalistica e riutilizzo di inerti naturali

Alluvioni, valanghe, frane. Sono fenomeni sempre più frequenti, contro i quali è possibile però intervenire con il supporto dell’ingegneria naturalistica.

Che cos’è l’ingegneria naturalistica

L’ingegneria naturalistica, secondo la definizione di Hugo Schiechtl Meinhard, è la “tecnica di costruzione del paesaggio che utilizza piante vive o parti di esse, in abbinamento con altri materiali inerti, per interventi che, promuovendo processi naturali, sono volti alla ricostruzione ambientale e alla creazione di nuove unità ecosistemiche in grado, per quanto possibile, di autosostenersi”.

Per la sua realizzazione è necessaria un’analisi ecosistemica realizzata da uno o più tecnici con preparazione in più discipline (topografia, geologia, pedologia, litologia, idrologia, ecologia, botanica, biologia, etologia, ingegneria idraulica, geotecnica e civile, selvicoltura e climatologia).

A cosa serve l’ingegneria naturalistica

L’ingegneria naturalistica viene utilizzata per creare processi evolutivi naturali in ecosistemi non in equilibrio, così da garantire una maggiore stabilità e un miglioramento della qualità biologica e della biodiversità dell’ecosistema. Può essere applicata per ridurre il rischio di erosione e/o movimento del terreno, per consolidare i versanti di colline e montagne, per creare terrazzamenti e strutture paravalanghe, per il recupero di cave e miniere e per il consolidamento di corsi d’acqua.

Quali materiali vengono utilizzati

Per le opere di ingegneria naturalistica si utilizzano materiali naturali vivi come sementi, piante, rizomi, radici, manti erbosi e talee e materiali inerti naturali come legname e pietrame. A questi si affiancano anche materiali biodegradabili e, occasionalmente, materiali artificiali non biodegradabili.

Nell’ingegneria naturalistica si preferisce inserire nei progetti specie differenti per sviluppo arboreo, con la preferenza per specie locali che pertanto si adattano meglio alle condizioni climatiche ed ecologiche.

Legno e pietre, ma non solo: quali sono i principali inerti naturali

Sono numerosi gli inerti naturali utilizzati in tali lavorazioni. Legname e pietrame hanno la funzione di consolidare il terreno in attesa che a tale compito provveda la vegetazione che sta crescendo. Paglia e fieno servono invece a proteggere il suolo dall’erosione. Il compost a base di cellulosa e lignina viene utilizzato per creare uno strato volto a proteggere i semi e gli ammendanti (sostanze che modificano e migliorano le proprietà e le caratteristiche di un terreno) e a garantire una certa umidità. I concimi organici sono utilizzati per arricchire il substrato di impianto quando è povero di sostanze nutritive.  La bentonite è impiegata per impermeabilizzare il terreno.

Il tema della salvaguardia dell’ambiente e della messa in sicurezza delle aree a rischio è molto sentito dall’azienda Di Piazza che si occupa anche di manutenzione straordinaria della viabilità forestale, creazione di piste forestali, di strade e piste di esbosco. Molto attiva soprattutto nel territorio della Comunità montana della Carnia, l’azienda ha sede a Comeglians (Udine) in via Tualis 3/A. Per informazioni puoi chiamare lo 0433.747575 o scrivere a amministrazione@dipiazzajoc.it.

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