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Calamità naturali

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Il Friuli e il rapporto tra calamità e gestione sostenibile dell’ambiente

Le calamità naturali e la gestione sostenibile dell’ambiente sono strettamente collegate, come dimostrano sempre più spesso i fatti di cronaca. La mancanza di tutela dell’ambiente determina il cambiamento climatico, che porta a sua volta a eventi atmosferici sempre più importanti con conseguenti danni al territorio. Alle volte, invece, alla causa di disastri ambientali è la stessa mano dell’uomo. In Friuli si possono ritrovare esempi di tali possibilità.

Le calamità in Friuli

Il Friuli ha conosciuto nella sua storia numerose calamità causate da eventi naturali, ma anche dall’opera dell’uomo.

Il disastro del Vajont – Il 9 ottobre 1963 un’enorme porzione del versante del monte Toc precipita nella diga del Vajont ad una velocità spaventosa, causando un’onda che supera di 170 metri l’orlo della diga: in pochi minuti perdono la vita quasi 2000 persone. Fortunatamente il fronte della diga non crolla, evitando così un numero di vittime molto maggiore. La diga era stata inaugurata nel 1960 dopo tre anni di lavori ed era la diga più alta del mondo (265 metri). Subito emersero i problemi dati dal monte Toc, friabile e molto soggetto a frane.

Il terremoto del ’76 – Il Friuli viene colpito da una serie di scosse sismiche con epicentro tra i comuni di Gemona e Artegna, la prima delle quali avviene il 6 maggio e ha una magnitudo 6.5 della scala Richter. Seguono nuove scosse l’11 settembre (magnitudo 5.3 e 5.6) e il 15 settembre (magnitudo 5.9 e 6.0). Complessivamente il terremoto ha colpito 600mila abitanti, causato 990 morti e oltre 100mila sfollati. Dei comuni toccati 45 erano rasi al suolo, 40 gravemente danneggiati e 52 danneggiati.

Tempesta Vaia – Evento meteorologico estremo che ha colpito il nord-est italiano dal 26 al 28 ottobre 2018 con vento fortissimo (in Carnia lo scirocco ha toccato anche i 200 km/h) e piogge persistenti. Un evento che ha ridisegnato il panorama delle montagne investite. Nonostante sia conosciuto con il nome di tempesta, per la velocità del vento l’evento è classificabile come uragano secondo la Scala di Beaufort. Vento che, tra l’altro, ha abbattuto complessivamente 42 milioni di alberi su una superficie di 41mila ettari. Le regioni che hanno riportato più danni sono state il Veneto (danni pari a 1,769 miliardi di euro) e il Friuli Venezia Giulia (615 milioni).

La gestione sostenibile dell’ambiente

Un territorio quello friulano che non si è mai arreso davanti alle difficoltà. Come dopo il Vajont e dopo il terremoto, anche in occasione della tempesta Vaia i cittadini e le imprese locali si sono attivati per superare l’emergenza. E a distanza di un anno il ponte di San Martino a Ovaro, simbolo della distruzione della tempesta, è stato riaperto.

Un territorio che è sempre più impegnato nel nome di uno sviluppo sostenibile, ambientale ma non solo. Nonostante la pandemia la Regione ha portato avanti lo sviluppo della propria strategia per raggiungere gli obiettivi di Agenda 2030, con una consultazione online dei suoi cittadini. Da questa emerge come sia per loro prioritario il tema della tutela del territorio e del contrasto al consumo di suolo, dell’inquinamento e la richiesta di azioni su ampia scala per la tutela della biodiversità e per il contrasto al cambiamento climatico. E nel rapporto 2019 il Friuli Venezia Giulia era tra le regioni più avanti sulla strada dello sviluppo sostenibile.

Ricordiamo che Agenda 2030 è l’agenda dell’Onu che presenta 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro la fine del decennio. Tra questi figurano anche “energia pulita e accessibile” (garantire l’accesso all’energia a prezzo accessibile, affidabile, sostenibile e moderna per tutti), “agire per il clima” (adottare misure urgenti per combattere i cambiamenti climatici e le loro conseguenze), “la vita sott’acqua” (Conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine) e “la vita sulla terra” (Proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e invertire il degrado dei suoli e fermare la perdita di biodiversità).

Tra le aziende che si sono impegnate per sostenere con la propria opera la ripresa del territorio dopo la tempesta Vaia c’è anche l’azienda Di Piazza che si è impegnata nell’importante lavoro di recupero del legname. L’azienda nella sua attività si occupa di taglio ed esbosco con recupero di materiale forestale finalizzato alla produzione di biomassa. Con sede a Comeglians (Udine), in via Tualis 3/A, è particolarmente attiva proprio nel territorio della Carnia. Per informazioni sulla sua attività puoi chiamare lo 0433.747575 o scrivere a amministrazione@dipiazzajoc.it.

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